Seguire un Cristo scomodo

Il vangelo ci riporta nella sinagoga in un giorno di sabato. 

Intorno a Gesù, in questa occasione, ci sono probabilmente i discepoli, oltre agli ascoltatori occasionali, un infermo, ma anche alcuni farisei che hanno come unico progetto di “accusarlo”, di smentirne l’autorità nonostante i fatti parlino con chiarezza evidente.

I farisei del resto hanno questa cattiva abitudine, sono fatti così e spuntano in ogni tempo e ogni latitudine, pronti a colpire senza onestà alle spalle, calpestando la verità pur di conseguire i loro scopi di potere e di assecondare la loro vorace voglia di contare davanti agli altri.
Gesù era scomodo e più di una volta nella sua vita è stato rifiutato, invitato ad andarsene dopo aver compiuto un esorcismo, una liberazione di legioni di demoni, inviati poi in una mandria di porci. Aveva creato scompiglio, aveva smosso interessi personali, ma aveva liberato dal potere delle tenebre una vita umana senza esitazioni. Per questo veniva invitato ad andarsene, presenza scomoda, ingombrante.
Chi vuole seguire il Signore deve tenerne conto, senza scoraggiarsi, rimanendo nella gioia e nella pace che il Signore ci sa dare. Del resto Gesù nella bellissima pagina delle beatitudini di Matteo ci dice proprio così, nella nona beatitudine: “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e mentendo diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia, rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei Cieli”. Dire beati è come dire: “In piedi voi che piangete; avanti, in cammino, Dio cammina con voi, asciuga lacrime, fascia il cuore, apre sentieri”. Dio conosce solo uomini in cammino. Se accogli le Beatitudini la loro logica ti cambia il cuore, sulla misura di quello di Dio; te lo guariscono perché tu possa così prenderti cura bene del mondo.
Gesù conosce il cuore degli uomini e al miracolo premette una catechesi sul sabato. Prima di agire Gesù risponde alla domanda provocatoria dei farisei: “È lecito o no fare del bene in giorno di sabato? È conforme o meno alla volontà del Padre?”. La “durezza del cuore”, il rifiuto di lasciarselo cambiare nella constatazione che quanto accade è opera di Dio, impedisce ai suoi avversari di arrendersi all’evidenza, anzi li spinge a cercare solidarietà e alleanze per toglierlo di mezzo. Ma Gesù non smette di amare e continua la sua missione senza paura.
Cari parrocchiani Impariamo da Gesù la perseveranza del bene, anche se incontriamo ostacoli, cattiverie, calunnie, uomini e donne che si muovono subdolamente contro di noi. Non perdiamo il sorriso e la forza, Dio è Luce che vince ogni notte e libertà, che fa stare sereni. Anche il Papa richiama nella esortazione apostolica Evangelii Gaudium la necessità di non lasciarsi fermare da certe tristi guerre intestine tra cristiani che minano la Comunione: “Quante guerre per invidie e gelosie, anche tra cristiani! La mondanità spirituale porta alcuni cristiani ad essere in guerra con altri cristiani che si frappongono alla loro ricerca di potere, di prestigio, di piacere o di sicurezza economica… Mi fa tanto male riscontrare come in alcune comunità cristiane, e persino tra persone consacrate, si dia spazio a diverse forme di odio, divisione, calunnia, diffamazione, vendetta, gelosia, desiderio di imporre le proprie idee a qualsiasi costo, fino a persecuzioni che sembrano una implacabile caccia alle streghe. Chi vogliamo evangelizzare con questi comportamenti?”
I farisei “tennero consiglio per toglierlo di mezzo”. Mi viene in mente una sferzante lettera di don Lorenzo Milani, allora Vicario parrocchiale a S. Donato di Calenzano, vicino a Firenze, scritta ad alcuni parrocchiani che, “fiancheggiati dagli altri preti della zona, si spingono sempre più avanti per attaccarlo” (Michele Gesualdi: “Don Milani – l’esilio di Barbiana”). Scrive don Milani:

Al di là dell’episodio è il sottofondo di guerra che non posso ammettere. Fino a prova contraria sono il sacerdote che il Cardinale ha inviato a dirigere la vita cristiana di questa Parrocchia, che il Cardinale ha mantenuto per più di sei anni a questo posto nonostante le continue missioni spionistiche che qualche zelante cattolico del popolo organizza metodicamente. Vi richiamo, dunque, al rispetto della mia dignità sacerdotale. E poi al rispetto della mia intelligenza, della mia cultura, della serietà con cui studio i problemi prima di prendere una decisione. E poi ancora al rispetto di una vita d’uomo che si dedica al bene di questo popolo” (Don Lorenzo Milani)

Nel Vangelo la risposta di Gesù ai farisei è andare oltre e continuare a fare il bene. Gesù passa dal bene al bene. È irremovibile nella fedeltà d’Amore al suo popolo. Chiediamo al Signore la grazia di questa fedeltà, costi quel che costi.
Buon cammino!