Nulla è impossibile a Dio

Il Vangelo della seconda Domenica di Quaresima che la nostra liturgia Ambrosiana ci consegna, porta i tratti dell’indicibile.

Al pozzo di Giacobbe avviene qualcosa che non avrebbe dovuto accadere. Un impensabile che sconcerta anche i discepoli.
Il figlio di Dio chiede aiuto ad una donna. Il rabbi giudeo si rivolge ad una straniera di altra religione. Deve esserci qualcosa di grande qui dentro. È tutto troppo nuovo, troppo differente da come sarebbero dovute andare le cose seguendo le usanze e i codici comunicativi di quel tempo. Qui c’è Grazia che la Parola del Maestro vuole insegnarci. Apriamo bene cuore e orecchie per ascoltare .
Gesù fa nascere un incontro là dove sembrava impossibile: tra un Rabbi e una donna, nasce un dialogo tra due considerati stranieri. E lo fa a partire da se stesso, esponendosi, dicendo “io”, e non puntando il dito; non invadendo l’altro, ma disarmandosi. Solo così, a partire da me stesso, da quello che sono e desidero, inizia ogni vero dialogo.
Altro insegnamento che raccolgo dalla bellezza di questa pagina evangelica: Gesù fa nascere il dialogo a partire dalla sua povertà, dal suo bisogno di aiuto, non dalla sua grandezza: “Ho sete” Ma di che cosa? Il Signore ha sete d’acqua ma ancor più ha sete di lei, ha sete della nostra sete. Come dicesse: io ho bisogno di te. Dice Gregorio di Nazianzo con una espressione luminosa: Deus sitit sitiri, Dio ha sete della nostra sete, desidera essere desiderato. Ha bisogno di noi, ha fame d’amore.
Dovremmo imparare a dialogare come Gesù, con il cuore umile di chi ha bisogno. Allora, solo allora, nasce il vero incontro. Imparare a dare ai poveri non con la superiorità di chi si sente ricco, ma con l’umiltà di chi ha fame, di chi sa che può molto ricevere, da ogni uomo, anche da chi non conta niente.
Dice: “Hai avuto cinque mariti e quello di ora….” Gesù non giudica la Samaritana, non la umilia, anzi sottolinea: hai detto bene, per ben due volte. Non le chiede di interrompere quella convivenza, non le chiede di mettersi in regola prima di affidarle l’acqua viva, non pretende neppure di decidere per lei il suo futuro dopo quell’incontro.
È il Messia di suprema delicatezza, il Messia di suprema umanità, è il volto bellissimo di Dio. E ci insegna che c’è un mezzo, uno soltanto, per raggiungere il cuore profondo di ciascuno. E non è il rimprovero, non è la critica, non è l’accusa, ma far gustare un di più di bellezza, un di più di bontà, di vita, di primavera, come fa Lui dicendo: Ti darò un’acqua che diventa sorgente! Gesù: lo ascolti e nascono fontane.
La fontana non è per te, è per il villaggio. Non è per la tua sete, è fecondità. E la donna capisce che non placherà la sua sete bevendo a sazietà ma placando la sete d’altri. Diventare sorgente, bellissimo progetto di vita. Uno che dice tutto di te! Che bella definizione di Gesù! Lui conosce il tutto della nostra vita: e c’è in ognuno il bene più forte del male, c’è il bene possibile più importante del male passato. Che bella questa sovrana indifferenza di Gesù per il passato sbagliato di quella donna. Lui è maestro di nascite! Allora anche noi, come la donna di Samaria che va al pozzo come mendicante d’acqua e ne ritorna ricca di cielo, anche noi, come dice un autore spirituale, se accogliamo il Signore Gesù che è maestro di nascite, quello Spirito che abbatte barriere, quel Padre in cui sono tutte le nostre fonti, allora sentiremo nascere fra le mani il canto di una sorgente. E si metteranno in cammino i sogni. E vedremo come Gesù, in anticipo di mesi, in ogni fratello campi di grano che biondeggiano per la mietitura.
Anche come Comunità cristiana cerchiamo di mettere in cammino i sogni di bene, di comunione, di autenticità.Cerchiamo di essere sorgente zampillante e non acqua che ristagna,fontana che disseta con generosità e senza sosta, che smuove e rinnova la vita.