Il cammino verso la libertà

L’incontro con l’uomo cieco dalla nascita è un racconto molto articolato e preciso, con il quale l’evangelista mostra come la fede passi attraverso prove difficili e sofferenza.

Sarebbe riduttiva e persino deviante una lettura semplicistica di questa pagina, come se l’incontro con Cristo fosse un’esperienza tranquilla e non un’esperienza che cambia radicalmente la vita, ma solo a chi ha il coraggio di abbandonarsi totalmente a Lui: l’incontro di Gesù con questo uomo è davvero un incontro difficile, a tratti drammatico.

Tutto inizia da Gesù che porta a compimento l’opera di Dio, la creazione di un uomo che sappia entrare in relazione con lui, ascoltare la sua Parola e percepire il senso pieno di ciò che Dio fa. “Va’ a lavarti nella piscina di Siloe”, che significa inviato. “Quegli andò, si lavò, e tornò che ci vedeva”: l’opera che Gesù inizia, si compie soltanto quando l’uomo ascolta e mette in pratica la Sua parola.

Dall’incontro con Gesù è nato un uomo nuovo (era stato cieco, ora non lo è più), che ha trovato la sua identità (“Sono io”, mentre gli altri stentano a riconoscerlo o dubitano della sua sincerità precedente), libero (non è più mendicante). Ma il delinearsi di questa nuova identità avviene con degli strappi duri dalla precedente situazione, dalle precedenti garanzie che la sua condizione di uomo cieco comunque gli assicurava: il cammino verso la libertà che inizia con l’irrompere della luce nella sua vita, produce uno scontro violento con “i vicini e con quelli che lo avevano visto prima”, con i farisei, con i Giudei, con tutti coloro che in nome della ragione comune o della loro interpretazione della tradizione religiosa lo avevano definitivamente rinchiuso nei confini ristretti della sua cecità. “Burocrati delle regole” e “analfabeti del cuore”, pensano di possedere la luce e sono sprofondati nell’oscurità con la loro presunzione di essere nella verità. Non sanno, essi, che la Verità richiede un cammino umile!

E quanto più la luce vince la tenebra, l’uomo che era nato cieco si trova emarginato, rifiutato, scacciato da tutti coloro che chiusi nell’illusione di possedere la verità sull’uomo, sulla famiglia, su Dio, in realtà hanno perso il gusto dell’esperienza di una verità che è continua ricerca, sorpresa e fonte di libertà.

Nel coraggio della solitudine continua il cammino verso la libertà che diventa sempre più vera, quanto più gli occhi si aprono, tanto più cadono gli ostacoli, i condizionamenti, le falsificazioni, e l’incontro con Gesù raggiunge la sua pienezza.

Quando tutti lo hanno allontanato, Gesù lo raggiunge, lo trova e gli parla: “Tu credi nel Figlio dell’uomo?” Egli rispose: “E chi è, Signore, perché io creda in lui?” Gli disse Gesù: “Lo hai visto, e colui che parla con te, è lui”. Ed egli disse: “Credo, Signore!” Adesso sappiamo che Gesù gli ha davvero aperto gli occhi: vede Gesù e ascolta la sua Parola. Adesso è l’uomo libero che può dire: “Credo, Signore”.

La fede è l’esperienza più vera della libertà dell’uomo: liberato da ogni paura e da qualsiasi condizionamento, l’uomo che era cieco si affida a Colui che lo rende capace di vedere il mistero della vita autentica. Ma l’uomo che era cieco ha avuto il coraggio di rischiare la solitudine e l’isolamento da parte degli altri, per lasciarsi incontrare da Colui che è la luce del mondo e pienezza di ogni relazione.