Dio non tiene a distanza

Perché mentre ci prepariamo al Natale, la liturgia ci propone un Vangelo che sembra condurci alla Pasqua?
Che c’entra con l’Avvento l’ingresso di Gesù a Gerusalemme?

Innanzitutto serve per ricordarci che il mistero della nostra salvezza parte dalla Pasqua, nella Liturgia del primo cristianesimo l’unica festa era il mistero della Pasqua, vissuta ogni domenica, detta appunto “piccola Pasqua”. Solo probabilmente dal secondo secolo abbiamo con chiarezza una Domenica annuale che celebra a Roma la Pasqua del Signore con una solennità speciale. Solo nel quarto secolo s’introdurrà il tempo liturgico dell’Avvento che avrà la connotazione di un tempo gioioso e di penitenza, per attendere il venire di Dio nella storia nel suo definitivo compimento.

Questo vangelo ci aiuta a comprendere che l’Avvento è un tempo spirituale fatto non solo di attesa, ma anche vive dell’ingresso del Signore dentro la nostra vita, dentro la citta dell’uomo di ogni tempo e di ogni latitudine.
Gesù entra in Gerusalemme, si fa vicino alla folla che lo cerca e si domanda “chi è costui?”. Gesù non si ferma a distanza, ma si fa vicino ed entra nella sua città. Non si tiene a debita distanza il Maestro anche se sa che Gerusalemme, la città del tempio e della presenza, è anche la città che lapida e uccide i profeti inviati da Dio.
Siamo invitati a contemplare tutto l’amore di Gesù che entra in quella città che lo calunnierà, lo processerà con inganno e senza giustizia, lo lascerà solo e lo ucciderà. L’Amore lo spinge ad entrare, a sopraggiungere per farsi vicino ad ogni dolore, ad ogni ferita, ad ogni attesa di santità. Ancora oggi Dio si fa vicino e non tiene le distanze dalle nostre città e dai nostri quartieri, che forse non sono meglio di Gerusalemme. Anche nelle nostre città e nelle nostre realtà esiste l’ingiustizia, la violenza, l’arroganza, il profitto ad ogni costo, la rivalità, il litigio, la discriminazione e tutto ciò che il cuore dell’uomo sa generare di tremendo, quando resta nella notte cupa di sé. Gesù non indietreggia e si fa avanti, anche nelle nostre città che sembrano così indifferenti al Mistero stesso di Dio, così lontane dalla fede, nemmeno questo muro interiore e culturale frena l’avvicinarsi di Dio sui passi delle nostre città moderne. Oggi come allora, Gesù avanza con il cuore traboccante di Misericordia, pronto a guarire le storie ferite dal male e dal cinismo. E nell’avvicinarsi di Dio, “nei suoi occhi noi leggiamo questo incredibile, incontrastato, stupefacente amore per la nostra umanità”.
Questo Vangelo ci ricorda che ogni avvento, ogni avvicinarsi di Dio nella storia personale o nelle vicende storiche dell’umanità non deve spaventarci, non deve farci paura. Forse possiamo dire che la paura prende la vita di quanti nutrono qualche sospetto su Dio, un sospetto che proviene da molto lontano, attraversa i tempi e la storia. La Bibbia ce ne parla all’inizio di tutto in Genesi, quando il serpente mette un sospetto su Dio, “Dio sa”, dice ad Eva, “che se ne mangiate diventereste come lui”. Un invito in questo Avvento a dare fiducia a Dio, a non chiudere cuore e spazi interiori a Gesù che viene ed entra nella nostra storia personale e comunitaria e niente potrà fermarlo, perché come recita il salmo 116: “forte è il suo amore per noi, la fedeltà del Signore dura in eterno”.
Auguri di un Avvento carico di fiducia!