Sordi al male, aperti al Bene

Il Vangelo di questa Domenica ci propone una immagine biblica particolare: L’albero da cui vengono generati i frutti è il simbolo del cuore dell’uomo, la cui bontà o cattiveria si capisce e si conosce esclusivamente dai suoi frutti.

La bontà o meno del frutto rimane il criterio fondamentale per discernere della bontà o meno dell’albero. Il Vangelo ci regala questo criterio fondamentale   non per giudicare e condannare gli altri dalle loro opere, ma perché ciascuno nel proprio cammino di crescita interiore impari a valutare se stesso con autenticità.

Il vangelo ci apre alla libertà verso noi stessi, che certe volte non vogliamo vedere chi siamo diventati per davvero, preferiamo nasconderci dietro una maschera d’illusioni  che ci siamo costruiti, quella bella immagine di noi stessi che ci rassicura, ma che non corrisponde certe volte a verità. Come quando la concretezza dei fatti smentisce la visione idilliaca che ci eravamo costruiti e ci riporta alla realtà di noi stessi. Una realtà sempre in cammino, sempre in conversione, mai seduta sulla rassicurazione di essere a posto, quando poi non è così. Il Vangelo sembra chiederci di restare aperti alla verità su noi stessi con umiltà.

La nostra cattiveria verso gli altri è il frutto marcio della nostra vita e nasce dalla mancanza di misericordia. Se uno non vede il suo peccato, non sentirà mai davvero   il bisogno del perdono di Dio e non potrà fare una esperienza autentica della misericordia, che fa rinascere a vita nuova. Quindi non sarà capace di comprendere con amore chi sbaglia, chi va fuori strada, chi non ce la fa. Non avendo aperto il cuore all’esperienza meravigliosa della misericordia, non saprà rimettere in circolo quella tenerezza ricevuta dall’alto che gli ha restituito vita nuova! Questo è il germoglio marcio da cui il Vangelo ci chiede   oggi di prendere le distanze!

Il male fondamentale di cui ci parla Gesù in questa pagina evangelica è l’occhio cieco che non vede il proprio male e si sofferma sugli errori degli altri con durezza. L’occhio cieco esprime un cuore fitto di tenebre, senza bontà.

Il bene che ci offre il Vangelo è il nostro cuore che si apre sinceramente al male presente in noi stessi e rimane trasformato dalla tenerezza di Dio, che si china sulle nostre miserie. Questa misericordia è bella perché salva dal male e genera il bene, un autore spirituale così racconta: “Ho conosciuto un uomo che era sordo a ogni parola cattiva, mentre aveva l’udito sensibile a ogni cosa buona: in lui il male si spegneva, e il bene lo illuminava e il bene lo illuminava. Il cuore cattivo invece sente solo il male, lo sente male   e germina il peggio, vittima parassita del male e suo moltiplicatore” (Silvano Fausti).

Come potremo diventare “Comunità educante”, capace di formare i giovani, di sostenere cammini educativi di rinnovata umanità, se non lavoriamo a bonificare il nostro cuore? Stiamo vivendo la solennità della dedicazione della Chiesa Cattedrale, un invito a sentirci in comunione profonda con il nostro Arcivescovo e il suo magistero. In questi anni il Cardinale Scola ha continuato ad additare la necessità per le nostre Parrocchie di investire energie e impegno personale perché la comunità cristiana non sia frammentata da inutili divisioni, da “cuori cattivi “che dividono, da incoerenze che sviliscono la forza della testimonianza cristiana, soprattutto nei confronti dei giovani. Se vogliamo essere uniti in Cristo, dobbiamo anche noi imparare a diventare sordi di fronte ad ogni parola cattiva, ad ogni interpretazione malevola dei fatti e delle persone. Dobbiamo bonificare il cuore, lasciare che l’incontro con Gesù ci renda capace di sguardi aperti alla bellezza della misericordia, per esser comunità in cammino, mai ferma nel desiderio di bene, mai sazia ma sempre affamata di Vangelo. Buon cammino!

Don Gianni