Piccoli passi possibili

Questa domenica viviamo la festa della nostra Comunità cristiana e accogliamo con particolare attenzione la Parola del Signore consegnata dalla Liturgia.

Accogliamola come la manna nel deserto, il cibo giusto inviato dal Cielo al momento stabilito… Una Parola esigente, che può comprendere solo chi ha il desiderio di imparare il cuore di Dio. Una pagina così può desiderarla solo chi sceglie di “avere nel cuore gli stessi sentimenti di Cristo”. Un Vangelo affascinante perché è un invito ad amare sempre e comunque. Ama i tuoi nemici, tu per primo. Senza giudicare chi non ti ama. Amerai per primo, in perdita, senza contraccambio. Una Parola che promette fecondità: Sarai creatore di bene, di relazioni che durano nonostante le difficoltà. 

Siamo davanti al “Vangelo dei capovolgimenti”, dopo il quale non ci vorrebbero parole, solo l’innocenza del silenzio a custodirne l’eco. Il nostro modo tutto umano di ragionare contesta apertamente questa parola di Gesù, perfino in noi che siamo credenti crea un moto di resistenza che si ridesta e ci dice: “amare i nemici è impossibile”. Gesù contesta apertamente questo nostro modo di pensare e di sentire e rincalza: amatevi, altrimenti vi distruggerete tutti. Perché la notte non si sconfigge con altra tenebra; l’odio non si batte aggiungendo odio.

Gesù indica sette gradini dell’amore, attraverso l’incalzare di sette verbi, i primi tre rivolti a tutti: Fate, benedite, pregate. Poi rivolgendosi a ciascuno di noi: offri, non rifiutare, dà, non chiedere indietro.

Queste sette azioni sono la concretezza del verbo amare, che non è mai nel Vangelo questione di emozioni ma sempre di gesti motivati da un cuore consacrato alla carità di Cristo. Offri l’altra guancia, non per apparire come “Fantozzi“, così contestava un mio alunno del liceo fraintendendo in queste parole un invito a una debolezza, a una vile codardia! Offri la tua guancia, il tuo volto, per disinnescare la spirale di aggressività e violenza che ogni gesto prepotente, arrogante, superbo genera. Si tratta di un dono potente che solo un cuore mite come quello di Cristo può porgere. Un cuore in pace è disarmato, non incute paura, mostra che non hai nulla da difendere, neppure te stesso, e l’altro capirà l’assurdità di esserti nemico. Offri l’altra guancia per dire che la mitezza evangelica è più forte, per essa passa la buona battaglia e la vera trasformazione del mondo e delle relazioni intorno a noi. La mitezza, infatti, rende capaci  di una opposizione contro ogni male e ogni ingiustizia, fa affrontare l’iniquità senza violenza e senza indietreggiare, altrimenti a vincere sarà sempre il più forte, il più armato, il più violento, il più arrogante.

Offri l’altra guancia non con la passività di chi non sa reagire, ma per una iniziativa di bene di cui sei convinto dal di dentro: riallaccia tu la relazione, fa’ tu per primo un passo e perdona, ricomincia tu, l’iniziativa è tua.

Amore vestito di fatti quello di Gesù, amore di mani, di tuniche, di prestiti, di verbi concreti, perché amore vero non c’è senza un fare. Amare i nemici non è allora l’impossibile emozione ma il possibile gesto. “Piccoli passi possibili”, come direbbero gli Amici di casa San Francesco, l’ho sentita molte volte questa espressione tra loro. Chi sono? Sono giovani in cammino con cui la nostra Comunità intreccia un abbraccio di fraternità, di mutua collaborazione, di accoglienza reciproca, di condivisione di quel desiderio di vivere la fraternità e l’Amore a cui ci chiama il Vangelo. La parrocchia custodisce la gioia di questa possibilità offerta a quattro giovani che vogliono vivere  la loro quotidianità scommettendo sulla fraternità evangelica: Marcello, Mirko, Daniele, Tony. Qualcuno di loro lo conosco da sempre, da quando era un vivace e simpatico preadolescente, gli altri sto imparando a conoscerli e ad apprezzarli. Mi colpisce la semplicità, la passione per il vangelo e la preghiera, la cordialità, l’intelligenza pastorale e l’amore per la Chiesa. Tutti sono mossi dal desiderio di comprendere il progetto di felicità a cui il Signore li chiama. Si sono lasciati aiutare per fare discernimento sulla loro vocazione e ora stanno trovando la loro strada, come per ogni giovane battezzato, che prende sul serio il dono della fede!

La loro spiritualità cerca di seguire le orme del poverello di Assisi, patrono della nostra Comunità. Cari giovani di casa San Francesco, aiutateci come potete, a non dimenticare mai la via semplice e buona, umile e carica di fraternità segnata da san Francesco di Assisi, e accogliete ciò che di buono possiamo offrirvi come comunità cristiana.

Tutti insieme poi rallegriamoci del bene, un’arte difficile e importante, perché consente alla verità profonda dei fratelli di venire alla luce, la verità profonda è l’immagine di Dio che è iscritta in ciascuno di noi in un modo irripetibile. Compiacersi del bene è come il preludio che consente di apprezzare la sinfonia di una vita comunitaria.

Così tanto presa dall’unica missione che ci ha affidato Gesù, che non ha più tempo ne voglia di perdere compattezza e sprecare occasioni, e quindi non si concede alla tentazione della meschinità e del giudizio facile.

Buon cammino a tutti, cari parrocchiani!

Don Gianni