Lazzaro, vieni fuori!

Nella vita degli amici di Gesù irrompono la morte e il miracolo. “Se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto”. Dolcemente, come si fa con chi amiamo, Marta rimprovera l’amico: va diritta al cuore di Gesù, e Gesù va diritto al cuore delle cose: “Tuo fratello risorgerà”. E Marta: “so che risorgerà nell’ultimo giorno”. Ma quel giorno è così lontano dal mio desiderio e dal mio dolore. Marta parla al futuro: “So che risorgerà”, Gesù parla al presente: “Io sono” e incide due parole tra le più importanti del Vangelo: “Io sono la risurrezione e la vita”. Come alla samaritana è ancora una volta a una donna che Gesù regala parole che sono al centro di tutta la fede: Io ci sono e sono la vita! Sono colui che adesso, qui, fa rinascere e ripartire da tutte le cadute, gli inverni, gli abbandoni. Notiamo la successione delle due parole «Io sono la Risurrezione e la vita».

Prima viene la Risurrezione, poi la vita, e non viceversa. Risurrezione è un’esperienza che interessa prima di tutto il nostro presente e non solo il nostro futuro escatologico. A risorgere sono chiamati i vivi: noi siamo chiamati a svegliarci e rialzarci da tutte le vite spente e immobili, addormentate e svuotate di senso. “Da morti che eravamo ci ha fatti rivivere con Cristo, con lui risuscitati” (Efesini 2,5-6). La vita avanza di risurrezione in risurrezione, verso l’uomo nuovo, verso la statura di Cristo, verso la sua misura. Così diceva Gregorio di Nissa: “O uomo prendi coscienza della tua dignità regale, Dio in te, che ti trasforma, e fa la vita più salda, amorevole, generosa, sorridente, creativa, libera. Eterna. Che rotola armoniosa nelle mani di Dio”.
“Gesù si commosse profondamente e scoppiò in pianto”.
Piange e le sue lacrime sono l’espressione tenerissima del bene che vuole all’amico Lazzaro e alle sorelle! Si rivela in queste lacrime il mistero di Dio che piange per me: sono io Lazzaro, io sono l’amico, malato e amato, che Gesù non accetta gli sia strappato via. Dalle lacrime di Dio impariamo il cuore di Dio. Il perché della nostra risurrezione sta in questo amore infinito, fino al pianto. Risorgiamo adesso, risorgeremo dopo la morte, perché amati. Il vero nemico della morte non è la vita ma l’Amore. “Forte come la morte è l’amore”, dice il Cantico. Ma l’amore di Dio è più forte della morte. Se il nome di Dio è amore, allora il suo nome è anche Risurrezione.
“Lazzaro, vieni fuori! Liberatelo e lasciatelo andare”. Tre parole per risorgere, tre ordini che risuonano per ciascuno di noi: esci, liberati e vai. Tre parole di liberazione e di vita nuova che Il Maestro con Amore pronuncia anche sulla vita della nostra Comunità, perché non ci sia posto per “sepolcri” privi di vita, ma sia luogo di amore sincero, di misericordia ad oltranza, di fecondità nel bene. Buon cammino!