Il Sogno di Dio: far festa con te

Il vangelo questa domenica ci offre una Parabola che parla di un invito fatto con Amore e rifiutato. Una storia lineare, semplice: è la narrazione di un incontro di festa sfumato per il superficiale disinteresse degli invitati, che non hanno colto la bellezza di un gesto nato dal cuore del Re. Un invito e un rifiuto.

Come la storia della nostra vita di fede. Il nostro cammino parte da un invito che ci precede, da una tenerezza che ci raggiunge, il resto è nelle mani della nostra libertà. In questa narrazione c’è una sorpresa su cui vorrei porre l’attenzione: l’insistenza del Re. Egli infatti manda i suoi servi a chiamare gli invitati, poi manda nuovamente altri servi e poi di fronte al rifiuto e all’indifferenza degli invitati ancora ne invia altri ai “crocicchi delle strade”. Come se questo Re della parabola avesse un’idea fissa in mente. Un obiettivo da raggiungere con tenacia: riempire la sala, colmarla di gente per le nozze del figlio. Bellissima l’idea che ci consegna questa pagina di Vangelo: il sogno di Dio è la salvezza di tutti i suoi figli.

Un abbraccio misericordioso che include tutti, anche chi ne era apparentemente escluso all’inizio. Dobbiamo imparare a condividere questo sogno tenace di Dio, farlo nostro, lasciare che ci cambi dal di dentro, noi che siamo spesso rinchiusi nelle nostre piccole logiche di esclusione, che ci rassicurano tanto e che sono in contrasto con il desiderio forte e tenace di Dio.
Un altro fatto che mi sorprende di questo racconto evangelico è che la salvezza, il Regno di Dio, sia sotto il segno gioioso di una festa, di un banchetto. Come dice bene un autore spirituale “il Regno di Dio non è solo la vigna, lavoro e impegno, è anche festa, convivialità, godimento.” La fede non è solo una “buona battaglia”, un entrare per la “porta stretta”, è anche gioia condivisa, relazioni che si sgomitolano nella bellezza di una letizia. I santi erano uomini e donne seri e capaci di soffrire per il Regno di Dio, ma avevano cuori in festa, capaci di interrompere i loro digiuni per fare spazio alla cordialità e alla festa dell’incontro.
Si narra che San Francesco aveva portato i suoi fratelli in un luogo ameno per fare digiuno e preghiera in offerta a Dio. Faceva freddo e quei giovani non mangiavano da parecchi giorni. Una notte, Francesco udì il lamento e i gemiti della fame dei suoi fratelli. Nonostante fosse da tempo in confidenza con il digiuno, non esitò ad alzarsi e imbandire la tavola per i suoi frati. Interruppe così per loro il digiuno affinchè fosse chiaro che la carità del Bene prevale sul rigore della sobrietà.
Carlo Bascapè, il primo biografo di San Carlo Borromeo, racconta che spessissimo l’Arcivescovo Carlo digiunava tra le lacrime e la penitenza interiore, ma se un suo amico, un parente, un sacerdote gli faceva visita, non esitava ad interrompere il digiuno chiedendo che si imbandisse una tavola dignitosa capace di esprimere “la festa dei cuori”, che è la fraternità. Talvolta esiste una fraintesa idea di santità e di vita cristiana, dove sembra non esserci posto per l’allegria, la gioiosità, la festa dei cuori. Il Vangelo invece ci dice tutt’altro. Del resto in questa società così votata all’individualismo gretto e triste, che genera spesso relazioni fredde e insignificanti, com’è evangelico costruire occasioni gioiose di condivisione, di fraternità, di amicizia.

In un tempo come il nostro dove “la cultura dello scarto”, come ci ricorda Papa Francesco, crea muri d’indifferenza tra persone che vivono senza problemi economici e persone che faticano a tirare avanti dignitosamente, come è necessario creare occasioni di consolazione dei cuori, dove ciascuno si sente amato e accolto, indipendentemente dalle sue origini etniche, culturali, economiche. Una festa dove stanno insieme gli invitati di primo riguardo e quelli che stavano ai crocicchi delle strade, perché amati dallo stesso abbraccio del Padre.
Questa parabola ci illumina sulla tenacia con cui Dio persegue i suoi sogni di Amore. Dio non si scoraggia quando il suo desiderio trova un ostacolo, incontra indifferenza e resistenze. Dio non si scoraggia e “allarga il sogno” di partenza quando coloro che facevano parte di questo disegno amorevole si tirano fuori, voltano le spalle con molte scuse.
Noi dovremmo imparare da questo Padre amorevole che è il nostro Dio. I santi, che martedì 1 Novembre festeggeremo nella liturgia, hanno imparato la stupenda lezione interiore di questa pagina di Vangelo. Dovremmo imparare da loro, noi che con tanta facilità, quando troviamo un ostacolo, un rifiuto, una incomprensione, subito ci chiudiamo e ci rassegniamo. Ci manca perseveranza, tenacia, fedeltà.
Ci lasciamo fermare dall’incomprensione, rallentare dall’amarezza. Rimaniamo schiacciati sotto il peso delle resistenze. Se nel cuore custodiamo i desideri di Dio e non i nostri capricci egocentrici, allora abbiamo un motivo superiore per non demordere con tanta facilità nel bene e nella carità. Dio apre, allarga, rinnova il suo disegno, trova strade nuove, inedite. Fa così tante volte anche con noi, per non perderci. I santi lo avevano intuito e sperimentato sulla propria vita avvolta da questa misericordia così creativa. Per questo i santi hanno trovato il coraggio di cercare vie nuove di evangelizzazione, strade inedite di comunione, coraggiosi percorsi di carità e misericordia. Dovremmo ricordarlo anche noi così inclini a non accogliere i cambiamenti, così spaventati per ogni proposta nuova, così radicati in abitudini che ci danno sicurezza ma spengono ogni intuizione che lo Spirito Santo ci suggerisce. E riduciamo la vita cristiana e spesso anche il cammino della Comunità cristiana ad un sentiero abitudinario, rigidamente ripetitivo, fino alla fissità. A prima vista sembra fedeltà, ma non lo è. La vita cristiana è apertura continua alle ispirazioni di Dio che ci chiede ogni volta di fare un passo nuovo sulla via della conversione, della Bellezza e della carità.
Con tanta tenacia la Provvidenza riapre porte d’Amore che noi sconsideratamente chiudiamo come se fosse niente. I santi lo avevano capito. Ogni volta che il compito sembrava troppo arduo, ogni volta che le opposizioni arrivavano dai più vicini e lo scoraggiamento sembrava prendere il sopravvento, si mettevano in ginocchio, in preghiera. In quell’incontro amorevole col cuore di Dio ritrovavano forza infinita e una consapevolezza più vera per perseguire un disegno che non era il proprio, ma veniva dal cuore stesso di Cristo.
Impariamo da questa Parola del Vangelo e dalla vita stessa dei santi la tenacia del bene!